martedì 27 maggio 2008

Hamilton vince a Montecarlo, teatro delle prodezze di Senna

Il pilota inglese della McLaren, a poco più di un anno dal suo esordio in F1, ha conquistato la gara più importante della stagione, quella che da sola può valere quasi un mondiale: il Gran Premio di Monaco. Lewis Hamilton sarà stato anche fortunato, ma ha guidato in condizioni al limite della praticabilità, ha sbagliato e fatto tesoro di ciò, rientrando ai box su tre ruote, un fatto che, ai tempi di Villeneuve, fece clamore e anche tenerezza per la generosità del campione canadese, anche se il tragitto dell’inglese è stato più breve. Il pilota britannico nelle libere di venerdì aveva messo in mostra tutta la sua abilità facendo un giro da urlo, praticamente perfetto, senza sbavature. Su Youtube fino a domenica si poteva trovare ancora il video, cancellato poi a causa del copyright, queste sono le insolenti leggi del business targato Ecclestone, dove non si muove foglia dalla F1 senza che si debba pagare pecunia.

Lewis Hamilton, sul traguardo, ha pensato al suo grande idolo, Ayrton Senna, il re di Montecarlo, dove vinse sei volte e avrebbe potuto ancora incrementare il suo bottino se si fosse potuto cancellare dal calendario quel maledetto primo maggio 1994. Venticinque giorni prima della prodezza di Hamilton, è proprio caduto il 14esimo anniversario della tragedia che pose fine alla vita di Senna. Riguardando i video sparsi per la rete sul campione brasiliano, per fortuna non cancellati dalle odiose leggi del business, c’è ancora da emozionarsi nel vederlo sfrecciare per le strade del Principato, che percorreva ad occhi chiusi, nel vero senso della parola. Ayrton studiava alla perfezione il circuito, per poi sfidare il suo intuito lasciandosi guidare dal rumore del suo motore che lo accompagnava come una melodia.

Ayrton a Montecarlo è stato ricordato anche dal nipote, Bruno Senna, che è andato a prendersi la vittoria in Gp2, sul circuito dove il famoso zio impazzava. Dunque questo Gran Premio di Monaco 2008 in parte è stato all’insegna di Senna. In questi 14 anni in cui siamo stati orfani delle prodezze del brasiliano, più volte si è cercato un suo erede, ma nessuno, da Schumacher ad Alonso, per citare i più grandi dopo di lui, ne sono stati all’altezza, non per la guida, dove ognuno impone il suo stile personale, ma nella personalità. Hamilton è diverso, come lo era Senna, a tratti sembrano persino antipatici, perché troppo sicuri della loro grandezza, ma emanano un fascino diverso, quello che distingue un campione dalla leggenda. Si dice che Hamilton compia ancora troppi errori, anche Senna non ne fu mai esente, ma il bello è proprio qui, non essere robot ma dare spettacolo. In fondo nella mente della gente rimane sempre colui che emoziona di più, sbaglia, ma poi compie imprese storiche. Villeneuve non ha mai vinto mondiali eppure è ancora lì, nel cuore di tutti, come Senna.

Nessun commento: