sabato 1 marzo 2008

Forza Ron

I giornali italiani e tedeschi l'avevano giubilato, come se la spy story dell'anno scorso tra McLaren e Ferrari fosse solo colpa sua. Per cui era normale, almeno per gli italiani, che la Mercedes lo giubilasse. Ma non è così, Ron Dennis ha superato molte difficoltà, è partito come tecnico ed è diventato presidente della McLaren, non poteva chiudere la sua carriera in F1 sconfitto, non per colpa sua, ma da parte di chi forse non ha gradito che lui abbia seguito e portato nella massima formula automobilistica il primo pilota di colore, Lewis Hamilton.

No, Dennis non getta la spugna, prima vuole festeggiare il suo pupillo, poi magari lascerà, ma la F1 e la McLaren sono la sua vita e la vivrà fino in fondo. Bisogna constatare che, soprattutto da parte della stampa italiana, c'è in corso una caccia alle streghe nei confronti del team anglo-tedesco offensivo e vergognoso, tipico del solito servilismo dei media nei confronti della Fiat/Ferrari.

La McLaren avrà sbagliato, chi lo sa, ma si conoscono i metodi della Fiat, in stile Moggi, vincere, costi quel che costi, anche a tavolino. Così è successo l'anno scorso, quando la Rossa di Maranello, preoccupata di perdere il mondiale costruttori, si è inventata la spy story e ha forse pilotato dall'alto il tasto sbagliato di Hamilton nel Gran Premio del Brasile, ultimo appuntamento mondiale della stagione 2007, dove alla fine vinse Raikkonen.

Quest'anno dev'essere un'altra storia, non ci devono essere ingerenze esterne e politiche in pista, vinca il migliore, ma è sempre difficile competere ad armi pari quando c'è una Fiat/Ferrari prepotentemente forte, non solo in Italia, ma anche all'estero. Ma la Mercedes ha un marchio ugualmente importante da difendere e lo può fare solo in pista, a testa alta, con Ron Dennis al comando.

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